domenica 11 novembre 2012

TERZA PUNTATA

… E GHIACCIO FU!

Se a Lubiantograd in pochi sono andati alle urne (circa 35%: i due candidati del centro-sinistra, anziché accordarsi e vincere a mani basse al primo turno, andranno al ballottaggio – tra parentesi, il candidato del centro-destra si chiama “Milan Bestia”), in tanti – sabato – si son ritrovati alla Hala Tivoli (il vecchio palaghiaccio di Lubiana), per assistere a Slovenia – Austria, ultima giornata di un quadrangolare cui hanno partecipato anche Italia e Francia (che hanno chiuso rispettivamente al quarto e secondo posto).

All'improvviso, da un dialogo in una favella improbabile (verosimilmente sloveno) esce una frase in inglese “Grega got sick, we have a ticket for the game in Tivoli: would you like to join us?”...Beh...perché no? E così, nel giro di un'ora, son sulle tribune circondato da settemila sloveni armati di bandiere, sciarpe e magliette bianco-rosse-blu dai numeri casuali e nomi sconosciuti.

C'è entusiasmo attorno all'hockey: sportivamente parlando, gli sloveni sono un po' paraculi e camaleontici, nel riciclarsi esperti nello sport in cui, al momento, c'è un compatriota o una rappresentativa nazionale vincente. Ora è il momento dell'hockey-ghiaccio e di Anze Kopitar da Jasenice (località rinomata per l'hockey ghiaccio, a due passi da Kranska Gora, a tre da Austria e Italia), primo sloveno a giocare in NHL (nei Los Angeles Knights), che ha da poco portato in patria la Stanley Cup. Figlio d'arte (suo padre è l'allenatore della nazionale slovena), il temporaneamente baffuto Anze (ha aderito a Movember, una campagna internazionale ch intende sensibilizzare sui rischi per la salute degli uomini, che si lasciano crescere i baffi per il mese di novembre), gioca attualmente in Svezia, assieme al fratello minore Gasper (che pure milita in nazionale), poiché la NHL è ferma per una disputa contrattuale.

Sport interessante, questo hockey-ghiaccio: a dispetto delle divise che danno agli atleti sembianze goffe e buffe, il gioco è spettacolare, veloce e intenso. I cambi sono frequentissimi (spesso si cambia l'intero blocco) e ci sono quattro arbitri, uno ogni tre giocatori (si gioca in sei contro sei, eccezion fatta per le espulsioni temporanee). Credevo fosse uno sport più “fisico” e “aggressivo” e meno tecnico. In realtà i pure frequenti contrasti - leciti a patto che si “impatti col corpo”, senza spingere/bastonare l'avversario - sono sì maschi, ma non così vigorosi come immaginavo. I giocatori volteggiano leggiadri sui pattini, giocando il “disco” con rapidità, potenza e destrezza. I riflessi dei portieri, imbacuccati manco fossero in Siberia, sono impressionanti.

L'allegria non è una caratteristica predominante del pubblico sloveno. Di tanto in tanto si alzano cori “Mi Slovenzi”, accompagnati da cinque battiti di mani (suona tipo: “noi sloveni” – cui verrebbe da dire “E chissenefrega?”), e “Slo – ve – ni – a” (pare più un urlo lancinante di dolore e strazio, che un incoraggiamento ai giocatori). Il concetto del nostro saltellare viene invece rovesciato: di tanto in tanto, si salta cantando qualcosa che include “Slovenzi” (per cui è tipo “chi salta è sloveno, eh!”).

La Slovenia gioca bene, di tanto in tanto partono armoniche e polche, in pieno stile montanaro, che caricano gli spettatori. Ad ogni gol sloveno, lo speaker annuncia i nomi di tre giocatori, che appaiono sullo schermo: al pubblico l'incombenza di gridare il cognome e il risultato parziale (che la prima volta suonava così: “Slovenia ena, Austria kuraz” – che tradotto significa più o meno “Slovenia uno, Austria... un cazzo!”). Per le statistiche infatti non conta solo il marcatore, ma anche i due assist-man. Sport che vai, tradizioni che trovi. Se segna l'Austria, lo speaker annuncia mestamente minuto, marcatore e punteggio, senza troppi "cazzi".

Dopo un periodo equilibrato e uno a predominanza slovena, il terzo e ultimo periodo è avvincente. Dopo vari pali e rovesciamenti di fronte, a due minuti dal termine, l'Austria accorcia le distanze segnando il 5-3: decide di giocare a “portieri volanti” (il portiere è infatti uscito per lasciare il posto a un giocatore “di movimento”). Che però diviene un harakiri: la Slovenia segna il 6-3 che consegna ai padroni di casa il primo posto e agli ospiti il terzo.

Quante volte vi è capitato di “andare in culandia e trovare chiuso”? A Lubiantograd è capitato oggi. Che intendo? Ve lo dico nella prossima puntata....

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