martedì 20 novembre 2012

QUINTA PUNTATA

...CORRI CHE TI PASSA!!!

E poi – così, all'improvviso - ti ritorvi a Palmanova. E già, perché sia via Palmanova che la conseguente uscita sulla tangenziale est, prendono il nome da una cittadina friulana collocata tra Trieste, Gorizia e Treviso. Famosa più per l'outlet che per lo svincolo autostradale per Udine, Palmanova se ne sta lì, tra Monfalcone e Portogruaro, in mezzo a località che hai sentito nominare di sicuro, che colleghi un po' al militare che non hai fatto, un po' alla guerra, un po' alle Alpi, un po' a...”ah ma è in Friuli? Pensavo fosse in Piemonte!” e un po' a Bruno Pizzul e Fabio Capello: Aquileia, Cormons, Codroipo, Cervignano del Friuli solo al nome mettono i brividi di freddo, sono di sicuro paesi “lontani”, non c'è niente da fare.

Palmanova è in realtà una città unica nel suo genere: ha la forma di una stella a nove punte, si snoda attorno alla Piazza Grande, dalla forma perfettamente easgonale e speculare, nella quale è facile perdere l'orientamento. Undici statue sorgono accanto all'imbocco delle sei strade che escono. Tre porte di accesso, nove bastioni, circa sette chilometri di mura. Concepita come città ideale, Palmanova non fu notata dai turchi, che tirarono dritto e assediarono Treviso. Si tratta infatti di una fortezza nascosta, costruita cioé al di sotto della linea dell'orizzonte, in una zona sostanzialmente pianeggiante caratterizzata dalla vegetazione sufficientemente alta. Pensata per proteggere i civili, in realtà Palmanova è rimasta costantemente spopolata (l'idea di vivere in una città-fortezza pensata per la guerra, pianificata con freddo calcolo matematico/scientifico evidentemente non ha mai entusiasmato troppo le genti friulane) dalla storia pacifica, nonostante l'alternarsi di varie dominazioni. Si dice che fu progettata da Leonardo da Vinci, anche se in realtà non esistono prove effettive. Forse ha fatto un sopralluogo, preferendo poi Milano (mica scemo, direte voi: boh, non lo so, può darsi).

E comunque oggi è domenica, la piazza è gremita e variopinta: ci sono stendardi, sbandieratori, vari stand e un palchetto. Musica e intrattenimento accompagnano oltre tremila atleti nella preparazione alla mezza maratona. E mentre sei lì che aspetti di fotografare facce note, a meno di un km dalla fine, ecco che senti uno scampanellio e un discreto frastuono: cinque ragazzi paraplegici battono le mani ai loro amici che li stanno spingendo verso il traguardo. Hanno coperto 21 chilometri come gli altri, insieme agli altri, dimostrando che l'abilità fisica non è un limite invalicabile per prendere parte a un evento sportivo.

Tra i partecipanti ne vedi un botto con la maglia nera e verde fosforescente della Maratona di Lubiana: per le strade è tutto un parlare sloveno, bandiere ovunque e svariati bus carichi di atleti e tifosi. Oltre mille partecipanti – incluso il vincitore – sono infatti stranieri: la maggior parte sono austriaci, sloveni, croati e francesi, giunti a Palmanova alla ricerca del “personale”, cioé per centrare l'obiettivo di una stagione in una delle mezze maratone più veloci d'Italia. E' bello pensare che, laddove una volta tra genti straniere si combatteva, oggi ci si ritrova per correre assieme.

E già perché in Slovenia si corre. D'altra parte la natura offre molteplici possibilità di allenarsi all'aria aperta, anche per chi vive in città. A volte bastano dieci minuti per ritrovarsi a far jogging in mezzo ai boschi, circondati da panorami mozzafiato e tranquillità assoluta: il silenzio è spesso rotto solo dall'acqua che sgorga tranquilla nei ruscelli o dal cinguettìo degli uccelli. A volte ci si imbatte anche in cerbiatti e altri animali selvatici, che scappano via velocissimi non appena percepiscono il minimo rumore.

E si corre in tutte le condizioni climatiche. Ad esempio, il 28 ottobre c'è stata la Maratona di Lubiana. A chi ha partecipato alla corsa ricreativa di 10km, partita alle 8:30 di mattina, è toccata un'oretta sotto una neve fitta, con 2/3 centimetri sulla strada. Dopo i primi 200m si era già inzuppati, attorno al km7 la sensibilità dei piedi si è ridotta. Ma la sofferenza è stata nulla rispetto a quella degli spettatori che – benché non tantissimi – hanno comunque affollato lunghi tratti del percorso, infreddoliti, per applaudire il fiume umano che ha colorato le strade della capitale. Gli atleti di maratona e mezza-maratona sono stati più fortunati: la neve è diventata pioggia, la strada era pulita grazie al passaggio della 10km e alla chiusura ritardata di alcune strade. Una volta tagliato il traguardo, è bello scambiarsi i complimenti per aver chiuso la gara, senza necessariamente chiedere con che tempo e quale distanza. l'importante è divertirsi, godersela e possibilmente essere soddisfatti rispetto all'obiettivo pre-fissato.

Prima della chiusura, una riflessione. Oggi è la giornata mondiale dei diritti dell'infanzia. Un'occasione per ripensare alla tua infanzia, alla ninna nanna della mamma, ai puffi, ai calci al pallone, ai Fivelandia, alle maestre dell'asilo e a quanto era bello scrivere la lettera a Babbo Natale per poi ricevere il regalo sperato. Pensi alla spensieratezza di una parentesi della vita che forse sottovaluti mentre la vivi, ma che poi – a posteriori – capisci quanto sia splendida e importante. Canzoni, musiche, giochi, amichetti e stati d'animo che ogni tanto ti mancano.

E ti ritrovi a leggere di Gaza. E a non leggere di tutte le altre guerre che stanno continuamente martoriando l'Africa, combattute – anche e soprattutto – da bambini e ragazzi. E poi pensi alle tratte di esseri umani, al lavoro minorile e ai mille altri problemi che attanagliano la nostra società, in particolare i più deboli – che sono sempre i bambini. E pensi in prospettiva ai danni che il nostro tenore di vita troppo alto arrecherà alle prossime generazioni che popoleranno il pianeta: inquinamento, consumismo, surriscaldamento globale e via discorrendo. La popolazione mondiale supera i sei miliardi, la maggior parte sono giovani e giovanissimi che vivono negli slum delle megalopoli nel sud del mondo.

Alla fine, sia chi scrive e chi legge, appartiene alla ristretta cerchia dei privilegiati, benché troppo spesso se lo scorda. Gente che si incazza troppo facilmente, bollando delle situazioni forse non ottimali come “problemi”. Gente che si concentra più su cosa manca che su cosa si ha (e si ha avuto). Che non sorride a sufficienza. Che forse vorrebbe migliorare il mondo in cui vive ma non sa come. E che a volte si sente impotente. E che vi dà appuntamento alla prossima puntata, sempre qui a Lubiantograd!

1 commento: