domenica 16 dicembre 2012

DECIMA PUNTATA

DECIMA PUNTATA ...L'ILLUMINAZIONE NATALIZIA

“These towers are the "vetetzè", it is like in New York...”. Faccia perplessa. “You know, the 11 of September, Bin Laden...”. Suona quasi familiare, ma la faccia rimane perplessa: “How many towers?”. “Two, but one is very short, do you see?”. Guardi in su e vedi un paio di luminarie che corrono in diagonale fino alla punta di una torre-grattacielo. “But this place is called "betetzé", right?”. Punti in orizzontale, disegnando cerchi nell'aria. “Yes, it is the first shopping mall in Ljubljana. Before it was very popular, but now there are also others. Originally, it was a big storage”.

In effetti questo “betetzé” è un complesso grande: è un ex-interporto riadattato a zona commerciale. I capannoni e i vari padiglioni hanno conservato i codici originali (A1, A2, A3,...) e – in alcuni casi - la forma del tir agli ingressi. Tutto è moderno e gradevole. All'interno di alcuni padiglioni ci sono vari negozi, altri invece – tipo Zara, Bauhaus, il cinema Kolosej, un ristorante argentino – hanno invece una struttura propria.

E tu sei lì alla ricerca di un negozio Alpina, un marchio che suonerà familiare agli appassionati di sport invernali: è un'azienda slovena che produce calzature e materiali per lo sci. Studi le mappe: il negozio è vicino all'ingresso A1 nello spazio 34, cioé dalla parte opposta al bollino rosso. Attraversi il centro commerciale non popolatissimo nonostante la pioggia di sabato pomeriggio: negozi più o meno famosi si alternano, tutti sostanzialmente deserti ad eccezione dei bar, abbastanza gremiti. Gli sloveni non si smentiscono mai: dategli un bicchiere e lo berranno. Arrivi allo spazio 34, di fronte all'ingresso A1. C'è un'agenzia viaggi. Controlli la mappa davanti all'ingresso A1, nello spazio 34 c'è scritto “Alpina”. Entri, la commessa sbianca: “Non so...Sto rimpiazzando una collega, è il primo giorno di lavoro...Aspetti...Non saprei...No, nono stata io, non c'ero e se c'ero dormivo...". Comincia a tremare. "Vai al punto informazioni” sussurra abbozzando un sorriso. Devi tornare al punto da dove sei arrivato. In base a una logica tutta slovena, il punto vendita è in un punto imprecisato in mezzo al padiglione. Le mappe non ne sanno niente.

E perché mai stai puntando un negozio Alpina? Perché o sono impazziti, o hanno bisogno di liquidità, o le tv di Mediaworld han fatto scuola: in piena stagione invernale han lanciato un “prendi due paghi uno” (l'articolo più costoso) niente male, grazie alla quale tornerai a casa con un paio di stivaletti per lo sci di fondo e un paio di scarpe per camminare. Prezzo ulteriormente ridotto da un prezioso co-finanziamento “regalo-di-Natale”.

Gli sloveni apprezzano il gesto: stai cominciando a “vestire sloveno” e “comprare sloveno” (anche se Alpina ha massicciamente delocalizzato in Est Europa e Asia). E' il primo passo nel percorso di integrazione. Non ti rimane che deprimerti, ubriacarti, inveire contro gli sloveni provenienti da altre regioni, sparlar dei conoscenti, magari cambiare il tuo nome in base alla numerologia. Lentamente comincerai a pensare che sia normale uscire di casa alle dieci di sera in abiti ginnici, con la luce degli speleologi in piena fronte per andare a fare jogging. Anche a -10.

E rimarrai deluso dai Campi Elisi a dicembre, perché non è che siano poi chissà come illuminati. In effetti a Lubiana probabilmente il numero di luminarie è simile, ma la superficie è molto minore, l'impatto è decisamente spettacolare. In Slovenia infatti l'accensione delle luminarie è un momento topico. Lubiana a Natale diventa ancor più bella di quanto non lo sia di solito. Non sono mai stato né a Vienna né a Bolzano, però l'immagine di Lubiana non dovrebbe discostarsi troppo. Neve, colpo d'occhio alpino e/o austroungarico, tranquillità, luminarie, mercatini e profumo di vin brulé, che riscalda cuori e anime dei viandanti che affollano il centro. E musiche natalizie, che stra-abbondano ovunque, specialmente alla radio (a qualsiasi frequenza). Credo che George Micheal avrà una vecchiaia tranquilla grazie alle royalities delle radio slovene: credo di aver sentito “last Christmas” trentanove volte, in sei versioni diverse, negli ultimi due giorni. Si tenga presente che ho dormito otto ore e che non sono stato attaccato alla radio nel restante periodo.

…Illuminazione! No, non è il riflesso delle luminarie sulla pelata! Ho capito tutto! La C in Slovenia si legge “tz”. “Betetzé” è infatti B.T.C. ... La domanda sorge spontanea: “Excuse me, but "vetetzé" is W.T.C.?”. “Yes!”. “World Trade Center!”. "Right". L'espressione perplessa diviene un sorriso. Carichi le scarpe, sali in macchina, agganci la cintura, esci dal parcheggio, accendi la radio...

No.... MALEDETTO GEORGE MICHEAL!

mercoledì 5 dicembre 2012

NONA PUNTATA

CRONACA DI UNA MATTINA CRITICA

Abiti a tre quarti d'ora abbondanti da Lubiana, in un bel paesino sperduto tra i colli. L'appuntamento è per le nove di mattina. Ci sarà traffico, meglio uscire un po' prima. Dato che l'ultima volta che avevi cercato l'indirizzo avevi trovato una via sbagliata, scrivi un'email al boss per chiedergli l'indirizzo preciso. E' arrivata la sera. Nessuna risposta. Solleciti con un sms. Più tardi ti do l'indirizzo, ti scrive. Vai a nanna, punti la sveglia alle 7.15: l'sms sarà arrivato, tempo di far colazione, sciaquarsi, verificare su google map e via.

Il cellulare ti sveglia puntuale, ma dell'sms non c'è traccia. Scrivi in fretta un sms al boss: vuoi che venga al meeting? Se si, scrivimi l'indirizzo. Scaldi il te, fai colazione, prepari la schiscetta, vestizione del soldato. Cambio di abito: fa freddo, c'è tempo per decidere, dell'sms nessuna traccia. Arriva anche l'sms, senza fretta. Leggi di sfuggita, controlli solo l'indirizzo, senza badare al fatto che l'sms indica la zona “Moste”, vicino al centro commerciale. Inserisci l'indirizzo e gioisci: sai dov'è. Laptop? C'è. Schiscetta? Eccola. Chiavi ufficio? Prese. Chiavi casa? Pronte. Chiavi macchina?...Breve ricerca...Eccole. Andiamo che è tardi! Sono le otto!

Esci fuori e c'è la Siberia. No beh quasi. Rifaccio.

Esci fuori e c'è quasi la Siberia. Arrivi alla macchina, che se ne sta lì tranquilla sotto una patina da mezzo centimetro di ghiaccio. Metti in moto. Parte. Non si vede un cazzo...E poi...Che idea! L'acqua! Ci provi con una bottiglia d'acqua mezza piena, reduce da un viaggio del 1956. Funziona. Ti senti un genio. Rientri in macchina. Meno peggio. Sacrifichi anche la borraccia del pranzo, infondo la potrai riempire nuovamente. Il ghiaccio si assottiglia, ti illudi di vederci.

Esci dal parcheggio. Ma non si vede un cazzo. Navighi a vista, il finestrino è ancora ghiacciato, apri la portiera, giri a culo, una vecchia che butta l'immondizia ti guarda con un'aria schifata. Ha ragione lei. Arrivi in fondo al vialetto. Parcheggi, aspetti. Dopo poco, ci si comincia a vedere, in basso, vicino al bocchettone. Via! I tergicristalli allargano lentamente la zona di luce. Il fumo della macchina è sempre bianchissimo. Immagini gli insulti che il motore ti sta tirando. Sono le otto e zeronove: “Caro motore, mi dispiace tanto...Abbi pazienza pure tu...”.

La situazione ancora non è disperata, pensi, quando dopo quindici minuti arrivi a Skofja Loka. E' un buon intermedio. Ma Skofja Loka è un paese bastardo: benché conti meno di quindicimila anime, ospita almeno due ingorghi clamorosi al giorno. Uno di mattina e uno di pomeriggio. E tu ti sei imbattuto in quello mattutino. In effetti, pochi metri prima del punto critico (una strettoia dove passa una strada statale), ci sono dei lavori. E c'è un omino con una paletta verde che alterna i sensi di marcia. E' un genio assoluto. Da una parte – la tua – una fila di un chilometro. Dall'altra quattro macchine. “Ma come si fa”, pensi...prima di realizzare che non c'è tempo per pensare, sono le otto e ventisette.

Entri in città e il traffico sembra regolare. Premessa: se per terra le corsie sono tracciate – a linea discontinua –, pare non vi sia nessuna norma che imponga di tenere la destra. Per cui, spesso, trovi veicoli lenti a sinistra. Pare quindi lecito cambiar corsia. Gli sloveni di solito non lo fanno e si indispettiscono parecchio se qualcuno lo fa. Tu ovviamente lo stai già facendo.

Semaforo rosso. Una donna orribile, su una station wagon bianca bruttissima, sbattersi l'indice sulla tempia con una mano e ti indica “zig zag” con l'altra. Risposta tipica: polpastrelli delle cinque dita unite, la mano che si muove su e giù. “Ma che cazzo vuoi?”.

Verde. Lei ti affianca e accelera. Tu hai già capito. Inizia a zigzagare, poi rientra nella sua corsia, poi ti taglia la strada netta e inchioda. Tu avevi già inchiodato, già sapevi. Sbuca un dito medio e un “Vaffanculo”. Guardi il bloster, metti la freccia a destra. Lei per fortuna tira dritto. Meno male, non c'era tempo per litigare. Imbocchi la circonvallazione. Deserta. Tagli il centro in pochi minuti. Sembra un sogno, ringrazi il cielo. Dopo un tentennamento e un sms di scuse per il lieve ritardo, arrivi all'indirizzo. Sono le nove e zero tre. Sei un eroe.

Ma poi il boss chiama: non ti vede. Ti da dei riferimenti che non esistono. Hai sbagliato indirizzo, ti dice un uomo gentilissimo: se ci fosse tempo, ti chiederesti che senso ha usare un nome per due vie nella stessa città...Ma non c'è tempo. Dopo mezzora e due telefonate, arrivi a destinazione. Il boss ti ha aspettato, giocandosi la carta del “sai, è italiano, non conosce bene la città”. L'interlocutore è comprensivo.

Già so cosa staranno pensando i miei venticinque lettori. “Minchia ma un po' di figa in questo blog, no?...Minchia la figa...E un cilotto?... E le partite? Minchia la Champions league!...Figa la Juve...E Manchester City è fuori...Porco Dighel!”. No, niente Champions, ma Europa league: domani c'è Maribor – Lazio!

domenica 2 dicembre 2012

OTTAVA PUNTATA

OTTAVA PUNTATA ...DA MARIO ROSSI A FURIJO ZOCCARAC

La Slovenia è il terzo paese più verde d'Europa (dietro Finlandia e Svezia). Oltre il 60% del territorio è infatti coperto da foreste. L'omologo del nostro Mario Rossi è Janez Novac. Janez vuol dire Giuseppe. Se la Francia è il paese di pinot, la Slovenia è il paese del Pino.

Pino Novac ovviamente possiede un'automobile. Così come i suoi genitori, sua moglie, i suoi figli, se “in età” e tutti i suoi conoscenti. Ogni sloveno che si rispetti possiede un automobile. E trascorre con lei più tempo che con qualsiasi altra persona o cosa cara. L'auto infatti è una compagna di vita irrinunciabile. Abitando in una casetta individuale, in molti casi in un posto splendido ma dimenticato da Dio, qualsiasi necessità, anche le più banali, passano attraverso freno, frizione e acceleratore.

I mezzi pubblici costano un botto. In compenso non sono efficienti, specialmente sulle linee interurbane. Il treno viaggia su una sola rotaia: cioé se c'è un convoglio che viaggia da A a B, non può essercene un altro che, simultaneamente, viaggia da B ad A. Nemmeno la rete stradale è sto gran ché: l'autostrada è spesso a due corsie, se ce ne sono tre manca quella di emergenza. All'ora di punta, Lubiana si intasa di auto con a bordo una sola persona. Ma si ingorgano anche località tipo Skofja Loka (15.000 abitanti). Anche le provinciali hanno spesso una corsia per senso di marcia.

Dal 1991 infatti l'automobile è diventata uno status simbol di massa, il parco macchine si è modificato, le Yugo e Zastava hanno ceduto il passo alle vetture occidentali, a occhio direi soprattutto tedesche e francesi. Non essendo socievole, Janez Novac viaggia sempre da solo, trasformandosi in Furijo Zoccarac.

Te lo ritrovi lì, Furijo Zoccarac, su una strada a scorrimento veloce, che veleggia ai 90Km/h, in osservanza delle correnti norme di legge. Tu lo segui, a velocità sostenuta, tenendo una distanza accettabile (secondo i crismi italici). Vedi un cartello con un improbabile nome di una qualsiasi località, con il cerchio rosso e 50. Non gli dai grosso peso. Sbagli. Se hai buon senso, magari alzi il piede dall'acceleratore, aspettandoti che l'auto che ti preceda faccia lo stesso. Il cazzo. Furijo Zoccarac sta già piazzando un'inchiodata clamorosa, in barba alle leggi della fisica, arriva a 50km/h ventisei centimetri oltre il cartello.

Conserverà questo passo fino all'uscita del paese, dove sgaserà manco fosse Alonso, quando proverai a sorpassarlo, ringalluzzito dal ringraziamento dell'immancabile rarar, che ti ammonisce se “viaggi” a oltre 50km/h, ma che correttamente ringrazia se rispetti i limiti.

Ovviamente Furijo Zoccarac ha bisogno delle linee per terra. In tutti gli incroci infatti ci sono le linee che ti guidano, specialmente nella svolta a sinistra. Guai a te a calpestarle con le ruote o a invadere la corsia adiacente. In alcune rotonde di Capo d'Istria ci sono addirittura corsie separate da sparti-traffico per svoltare a destra, uscire alla seconda o alla terza. Un ripensamento costa la coppa dell'olio. Privi della sfrontatezza e dell'aggressività italiche, solo i suv sono l'unica sbiadita eccezione.

Il parcheggio è probabilmente il cavallo di battaglia di Furijo Zoccarac. Laddove mancano le linee, è jungla. Laddove ci sono, emerge la proverbiale tirchieria del popolo sloveno. Le linee sono tracciate in modo da ottimizzare al massimo il numero di auto parcheggiabili. Per cui i parcheggi sono molto stretti. Furio Zoccarac è pigro e parcheggia sempre in una manovra sola. Tenendo più all'automobile che a sua moglie (che a sua volta tiene più al postino che all'automobile che al marito), lascia sempre un metro tra la sua auto e quelle di fianco, per evitare danni (si veda la tirchieria annunciata poco sopra). Il che significa che, ogni tre parcheggi, ce n'è uno non utilizzabile, per cui la capienza totale del parcheggio, di fatto, si riduce comunque.

Autostrada. Complici i saliscendi dello scosceso territorio e le improvvise folate di vento, è facile ritrovarsi a velocità spropositate nel giro di un nulla. E lì Furijo Zoccarac, nel rendersi conto che la visibilità non è ottimale a causa dello sporco portato dal vento, decide di spruzzare l'acqua sul parabrezza. A 150km/h. Ma qui la fisica si prende la rivincita: le gocce d'acqua schizzano indietro, sporcando i vetri per i 10/15km che seguono. Il suo parabrezza rimane sporco, le gocce sporcano le auto che seguono. Il problema è che Furijo Zoccarac è stato rimandato in fisica, per cui insiste. Addiruttura Furio Zòccaro, dopo aver “sfarato” e strombazzato il clackson, si lascia andare a insulti e gestacci.

E comunque, alla fine della fiera, Furijo Zoccarac è comunque schifosamente, affidabilmente e noiosamente puntuale. Se ci si dà appuntamento alle 11, alle 10.57 vedi la sua auto sbucare all'orizzonte, alle 10.58 parcheggia, 10.59 scende. Alle 11 in punto il citofono suona. Il discorso vale per il lavoro, per l'attività sportiva, addirittura nei viaggi organizzati. “Il pulman ci aspetterà qui alle 15.00 – chi c'è c'è, chi non c'è non 'è”. Qualcuno arriva alle 14.50, il grosso tra le 14.55 e le 14.57, qualcuno alle 15.00, qualche sparuto ritardatario alle 15.03.

Beh, non a caso, in Italia ci sono anche Mimmo e Pasquale Ametrano... Karl Verdonec avrebbe potuto tranquillamente girare semplicemente “Rdeca” cioé “Rosso”, no? Si!

A proposito: Renzi o Bersani?