domenica 2 dicembre 2012

OTTAVA PUNTATA

OTTAVA PUNTATA ...DA MARIO ROSSI A FURIJO ZOCCARAC

La Slovenia è il terzo paese più verde d'Europa (dietro Finlandia e Svezia). Oltre il 60% del territorio è infatti coperto da foreste. L'omologo del nostro Mario Rossi è Janez Novac. Janez vuol dire Giuseppe. Se la Francia è il paese di pinot, la Slovenia è il paese del Pino.

Pino Novac ovviamente possiede un'automobile. Così come i suoi genitori, sua moglie, i suoi figli, se “in età” e tutti i suoi conoscenti. Ogni sloveno che si rispetti possiede un automobile. E trascorre con lei più tempo che con qualsiasi altra persona o cosa cara. L'auto infatti è una compagna di vita irrinunciabile. Abitando in una casetta individuale, in molti casi in un posto splendido ma dimenticato da Dio, qualsiasi necessità, anche le più banali, passano attraverso freno, frizione e acceleratore.

I mezzi pubblici costano un botto. In compenso non sono efficienti, specialmente sulle linee interurbane. Il treno viaggia su una sola rotaia: cioé se c'è un convoglio che viaggia da A a B, non può essercene un altro che, simultaneamente, viaggia da B ad A. Nemmeno la rete stradale è sto gran ché: l'autostrada è spesso a due corsie, se ce ne sono tre manca quella di emergenza. All'ora di punta, Lubiana si intasa di auto con a bordo una sola persona. Ma si ingorgano anche località tipo Skofja Loka (15.000 abitanti). Anche le provinciali hanno spesso una corsia per senso di marcia.

Dal 1991 infatti l'automobile è diventata uno status simbol di massa, il parco macchine si è modificato, le Yugo e Zastava hanno ceduto il passo alle vetture occidentali, a occhio direi soprattutto tedesche e francesi. Non essendo socievole, Janez Novac viaggia sempre da solo, trasformandosi in Furijo Zoccarac.

Te lo ritrovi lì, Furijo Zoccarac, su una strada a scorrimento veloce, che veleggia ai 90Km/h, in osservanza delle correnti norme di legge. Tu lo segui, a velocità sostenuta, tenendo una distanza accettabile (secondo i crismi italici). Vedi un cartello con un improbabile nome di una qualsiasi località, con il cerchio rosso e 50. Non gli dai grosso peso. Sbagli. Se hai buon senso, magari alzi il piede dall'acceleratore, aspettandoti che l'auto che ti preceda faccia lo stesso. Il cazzo. Furijo Zoccarac sta già piazzando un'inchiodata clamorosa, in barba alle leggi della fisica, arriva a 50km/h ventisei centimetri oltre il cartello.

Conserverà questo passo fino all'uscita del paese, dove sgaserà manco fosse Alonso, quando proverai a sorpassarlo, ringalluzzito dal ringraziamento dell'immancabile rarar, che ti ammonisce se “viaggi” a oltre 50km/h, ma che correttamente ringrazia se rispetti i limiti.

Ovviamente Furijo Zoccarac ha bisogno delle linee per terra. In tutti gli incroci infatti ci sono le linee che ti guidano, specialmente nella svolta a sinistra. Guai a te a calpestarle con le ruote o a invadere la corsia adiacente. In alcune rotonde di Capo d'Istria ci sono addirittura corsie separate da sparti-traffico per svoltare a destra, uscire alla seconda o alla terza. Un ripensamento costa la coppa dell'olio. Privi della sfrontatezza e dell'aggressività italiche, solo i suv sono l'unica sbiadita eccezione.

Il parcheggio è probabilmente il cavallo di battaglia di Furijo Zoccarac. Laddove mancano le linee, è jungla. Laddove ci sono, emerge la proverbiale tirchieria del popolo sloveno. Le linee sono tracciate in modo da ottimizzare al massimo il numero di auto parcheggiabili. Per cui i parcheggi sono molto stretti. Furio Zoccarac è pigro e parcheggia sempre in una manovra sola. Tenendo più all'automobile che a sua moglie (che a sua volta tiene più al postino che all'automobile che al marito), lascia sempre un metro tra la sua auto e quelle di fianco, per evitare danni (si veda la tirchieria annunciata poco sopra). Il che significa che, ogni tre parcheggi, ce n'è uno non utilizzabile, per cui la capienza totale del parcheggio, di fatto, si riduce comunque.

Autostrada. Complici i saliscendi dello scosceso territorio e le improvvise folate di vento, è facile ritrovarsi a velocità spropositate nel giro di un nulla. E lì Furijo Zoccarac, nel rendersi conto che la visibilità non è ottimale a causa dello sporco portato dal vento, decide di spruzzare l'acqua sul parabrezza. A 150km/h. Ma qui la fisica si prende la rivincita: le gocce d'acqua schizzano indietro, sporcando i vetri per i 10/15km che seguono. Il suo parabrezza rimane sporco, le gocce sporcano le auto che seguono. Il problema è che Furijo Zoccarac è stato rimandato in fisica, per cui insiste. Addiruttura Furio Zòccaro, dopo aver “sfarato” e strombazzato il clackson, si lascia andare a insulti e gestacci.

E comunque, alla fine della fiera, Furijo Zoccarac è comunque schifosamente, affidabilmente e noiosamente puntuale. Se ci si dà appuntamento alle 11, alle 10.57 vedi la sua auto sbucare all'orizzonte, alle 10.58 parcheggia, 10.59 scende. Alle 11 in punto il citofono suona. Il discorso vale per il lavoro, per l'attività sportiva, addirittura nei viaggi organizzati. “Il pulman ci aspetterà qui alle 15.00 – chi c'è c'è, chi non c'è non 'è”. Qualcuno arriva alle 14.50, il grosso tra le 14.55 e le 14.57, qualcuno alle 15.00, qualche sparuto ritardatario alle 15.03.

Beh, non a caso, in Italia ci sono anche Mimmo e Pasquale Ametrano... Karl Verdonec avrebbe potuto tranquillamente girare semplicemente “Rdeca” cioé “Rosso”, no? Si!

A proposito: Renzi o Bersani?

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