mercoledì 12 febbraio 2014

DICIOTTESIMA PUNTATA

BRAVO TINA !!!

Finalmente lo storico brindisi tanto atteso in Slovenia è arrivato: Tina Maze, uno dei talenti più cristallini nella storia dello sci, ha staccato il miglior tempo nella discesa libera di Sochi. Un bicchiere non manca nemmeno per la svizzera Dominique Gisin, oro ex aequo. E nel puro spirito presereniano dei vicini che diventano amici, c'è spazio anche per i colori italiani: non tanto per Daniela Merighetti, ottima quarta ma fuori dal podio per soli 17 centesimi, quanto per il team di Tina, composto prevalentemente da italiani: Andrea Massi, fidanzato e capo allenatore, Paolo Pini, allenatore, e Paolo Vianello...No, non è quello della RAI, ma la persona che prepara gli sci.
 
E quei dieci centesimi che avevano tenuto la Maze giù dal podio nella combinata, hanno impedito un ex aequo a tre, con l'altra svizzera Lara Gut (una che val la pena googolare), fisicamente (e scherzosamente?) sbattuta giù dal gradino più alto del podio da una “culata” della Maze, poco dopo la consegna dei fiori per le foto di rito.

E su Facebook è tutto un "bravo Tina", che suona strano all'orecchio italico: per via di una regola grammaticale che non sto qui a spiegare (anche perché non la so), il nostrano "bravo" da queste parti non varia, né al femminile, né al plurale. E si usa solo per indicare un gesto, un'azione, effettuata con bravura (sostanzialmente non si dice "bravo a cucinare" ma si dice "bravo" a una persona subito dopo che ha cucinato qualcosa di buono). E se Ibrahimovic per gli svedesi è semplicemente Zlatan e Maradona è (un po' per tutti) solo Diego, la Maze per gli sloveni è semplicemente Tina (che tra parentesi parlotta un discreto italiano).

E Tina era ovviamente la principale indiziata per una medaglia slovena, che era nell'aria. Se l'anno scorso stravinse la Coppa del Mondo battendo tutti i record, quest'anno ci si aspettava una grande Olimpiade per riscattare una stagione fin qui tra il discreto e l'anonimo (è quinta in classifica generale).

Il medagliere sloveno ora include un oro (Tina), un argento (Peter Prevc, salto con gli sci) e due bronzi (Gregorin, biathlon; Fabjan, sci di fondo). C'è attesa anche per altre medaglie, in particolare dal salto con gli sci al maschile, che da queste parti gode di fama e attenzione mediatica sconosciute nello stivale. 

Che il mio post di ieri abbia portato bene? E allora, già che ci siamo, ma una medaglia d'oro anche per l'Italia, no?

martedì 11 febbraio 2014

DICIASSETTESIMA PUNTATA

DA BRINDISI A SOCHI

France Preseren è il più celebre poeta e scrittore sloveno. Vissuto nella prima metà dell'Ottocento, vicino alle idee romantiche, le sue sembianze ricordano in realtà Alberto Malesani, noto allenatore contemporaneo attualmente al Sassuolo (googolare per credere!). Innamorato della ricca Giulia e mai corrisposto, il buon Preseren (da buon sloveno non propriamente un allegrone) dedica molte delle sue opere alla Slovenia: scrisse della sua personale amarezza collegandola al destino amaro della sua nazione, soggiogata dagli austro-ungarici.
 
E' autore di diverse opere, spesso supportato dal vino: non a caso la più celebre è l'attuale inno nazionale che si chiama “Zdravljica” (tipo “szdrauliza”) che in italiano vuol dire “brindisi” (chiaramente con la lettera minuscola). Considerando che molte nazioni scelgono una matrice nazionalista, guerrafondaia, rivoluzionaria o una sofferenza atroce, l'inno sloveno è in realtà molto originale e apprezzabile. E' una sorta di canto da osteria dove si inneggia al giorno in cui tutte le genti potranno vivere libere dalle guerre e il vicino non sarà più un “diavolo” ma un amico, con cui poter brindare assieme! Alla salute!

In realtà, svegliatosi dalla sbornia, Preseren ebbe un classico “day after”: prese il testo, lo rilesse e quell'idea che gli pareva così grandiosa poche ore prima, non gli piacque più. Ci tirò delle gran righe per cancellarlo, tuttavia il testo sopravvisse tanto che i suoi discendenti lo scelsero comunque come inno.

Perché parlare di Preseren? Perché è uno dei pochi (al momento mi viene in mente solo Gesù Cristo, anche se la sua storia è un pelo diversa) del quale si festeggiano sia la nascita che la morte. 
 
Gli sloveni infatti hanno collegato il giorno della sua nascita (3 dicembre) a uno degli eventi più importanti nella vita culturale, politica, sociale, mondana e qualsiasialtroaggettivo della Slovenia e di Lubiana. Uno degli eventi più imperdibili che tutti gli sloveni aspettano per tutto l'anno contando i giorni, con ansia ed eccitazione. Un evento fantasmagorico, una cerimonia che li rende gioiosi e orgogliosi, che vivacizza la vita slovena spiccando nettamente nel panorama lubianese. Il paese si ferma col fiato sospeso aspettando che il sindaco di Lubiana accenda pubblicamente le luci di Natale. Che botta-di-vita penserete voi. In realtà sono belle, vi dico io.

L'8 Febbraio invece si festeggia la morte (con tanto di giornata libera dal lavoro), in particolare a Kranj, città nella quale visse gli ultimi anni prima della morte, riuscendo finalmente a esercitare la professione di avvocato indipendente (dopo vari praticantati qua e la) e offrendo servizi e consulenze anche ai meno abbienti.  Bancarelle e sfilate, orchestre e musica, canti e balli: quest'anno gli sloveni han festeggiato pure con particolare accanimento perché la festa è venuta di sabato (che è già festivo). Un certo disappunto già aleggia perché l'anno prossimo cadrà di domenica (altro festivo).

In realtà la festa è gradevole e intrisa di cultura: nel centro storico viene ricostruita la vita di Preseren con attori in costumi d'epoca e vengono organizzati anche tour guidati ai “luoghi Presereniani” di Kranj . Il museo cittadino, il palazzo del Comune e la casa di Preseren (tutti e tre interessanti) sono aperti con ingresso gratuito. Con 1,5€ inoltre ci esce un vin brulé mentre ne servono 3,5€ per un panino con la tradizionale salsiccia della Carniola. Anche se il buon paninaro prova a farla pagare 4€ agli stranieri, con scarso successo di fronte all'avventore italico. 
 
Per il resto non succede molto. L'attenzione degli sloveni è passata dagli zoo (una lince pare sia stata recuperata, una pare sia ancora in giro: può star tranquilla – se fosse stata una giraffa in Danimarca sarebbe stato molto peggio) a Sochi, dove si spera di (far) ascoltare l'inno e brindare alla prima storica medaglia d'oro nei giochi olimpici invernali, finora sempre sfuggita ai colori sloveni (e jugoslavi). Ci riusciranno? E chi lo sa?

giovedì 6 febbraio 2014

SEDICESIMA PUNTATA

LA NEVE QUANDO ARRIVA ARRIVA
 
...Certo che i gemelli Vinklevoss mica han tutti i torti... Sto Zuckerberg è forte: non si può scrivere una cosa sul blog che ...Puf! Ti copia. Avevo sì scritto che ero curioso di sapere che cosa aveva riservato la vita ai miei amici Feisbucchini, ma non intendevo ritrovarmi mille filmati stile prima comunione! Che poi, non postando molte foto, il mio filmato pareva la sigla di un cartone animato, tra bitstrips, Julian Ross e biglietti di auguri natalizi. 

Benvenuttornati a Lubiantograd, l'unico blog senza il filmino di Facebook! 
 
Flashback. 
 
E così ti svegli in una bianca mattina, non fa né caldo né freddo. Un'occhiata fugace alle previsioni del tempo e al bollettino della neve e via: decidi di partire senza pensarci troppo, destinazione Pokljuka (il centro dove si allena la nazionale slovena di fondo e biathlon). Arrivi, e c'è un bel sole, poca gente, neve bellissima. Ti prepari – erano anni che non sciavi – e via sull'anello per principianti, molto ben battuto. Dopo un'ora di tecnica classica, la stanchezza comincia a farsi sentire, per cui è ora di tornare verso casa, felice di aver trascorso una giornata all'insegna dello sport, dell'attività fisica e della natura, con tanto di pizza sulla via del ritorno. 
 
Ma poi ti svegli il giorno dopo e ti chiedi chi te lo abbia fatto fare. Mentre fuori nevica. E ti svegli il giorno dopo ancora, ma la domanda non cambia. Massima stima agli sciatori di fondo.

Eh già, perché inverno e neve son finalmente arrivati: all'improvviso e in quantità industriale. 

Ogni anno, tra la fine di gennaio e i primi di febbraio, il circo bianco fa tappa a Maribor per la “Volpe d'oro”, una tradizionale e anomala combinata composta da una gara di slalom e una di slalom gigante femminile (ovviamente non ufficiale: la migliore atleta vince una coccarda chiamata appunto “Volpe d'oro”). 
 
Nelle scorse settimane, a causa di assenza di neve, si è deciso di spostare la corsa nella più fresca e alta Kranjska Gora (per la cronaca, la “j” non si pronuncia). E' stata una decisione sofferta e complicata, perché era la cinquantesima edizione: secondo molti andava disputata a Maribor, rimandando all'anno prossimo (in realtà il rischio di cancellazione era alto). 
 
E così ti ritrovi a Kranjska Gora (come abbiamo detto che si legge?... Bravi!), per la prima volta nel bel mezzo del circo bianco. Ma molto molto bianco: sin da venerdì è caduta una mole infinita di neve che ha costretto gli organizzatori a un lavoro infernale per ripulire la pista nella notte. Prenotazioni alberghiere cancellate, passi chiusi, viaggi epici. Tutto sembrava pronto, c'era solo un problema: la neve continuava a cadere, per cui gli organizzatori han deciso di cancellare la corsa, su pressione di molte squadre (troppo alto il rischio di cadute, a pochi giorni dai giochi olimpici). Domenica invece lo slalom ha regolarmente avuto luogo: ha vinto una svedese bionda con gli occhi azzurri (ma dai?) al primo successo in carriera. Sotto una fitta nevicata. Divertente 'sto sci.

Nonostante da queste parti dovrebbero essere abituati, la neve fa più danni della grandine: oltre 250.000 persone (più del 10% della popolazione) son rimaste senza corrente, decine di strade sono chiuse per degli alberi caduti, diversi paesi son rimasti isolati. 

E se in Russia Putin si fa fotografare con i leopardi delle nevi, in Slovenia, due linci catturano l'attenzione mediatica: nella zona dello zoo gli alberi han rotto la gabbia di due linci, che sono ovviamente scappate. Un muflone è stato ritrovato morto. Radio e televisioni stanno comunque tranquillizzando la popolazione: pare no trattarsi di animali pericolosi. Per la verità, una certa dose di scetticismo aleggia nella comunità dei mufloni. 
 
...Cioè aspetta un secondo, ferma tutto: stai paragonando i leopardi delle nevi alle linci? Beh, non è proprio uguale uguale, ma sempre felini sono, no? E poi in Slovenia bisogna accontentarsi... Siam mica così megalomani da organizzare i giochi invernali in una località balneare relativamente nota... che ne so... Pirano? Che poi, tra parentesi, Pirano ha dato i natali al violinista Tartini: suo malgrado, la città e l'omonimo golfo (entrambi molto belli) si son ritrovati al centro di una disputa internazionale con la Croazia sui confini delle acque internazionali. Se se non ci siete mai stati, vi suggerisco di passarci!

Un abbraccio da Lubiantograd!

giovedì 23 gennaio 2014

QUINDICESIMA PUNTATA

… FUNGHETTI!

Che piano è? ...Chi sei, l'elettricista, l'idraulico...a chi appartieni...come ti chiami? ...Goffredo....(ghigno)...va bene, d'accordo...quanti anni puoi avere? […] va bene, ti chiami Goffredo...accomodati...beh...non è la situazione che mi scuote, nemmeno la posizione,...ma tu sei veramente brutto, molto brutto....(...Antonio?) FUNGHETTI! FUNGHETTI! Diciamo che il coraggio ce l'ho, è un po' la paura che mi frega!

Antonio Albanese tornò a casa così: la moglie, incinta, aveva voglia di funghi e lui uscì a comprarglieli. Tornò che la bambina aveva tre anni, la moglie un altro, che sarà però presto liquidato.

E' sempre difficile rientrare dopo una lunga pausa, anche se la mia è circa un terzo rispetto all'uomo di acqua dolce. Ma state tranquilli: non ci sono né funghetti e né pargoli in vista. E' cambiato molto su molti piani (personale, professionale, sentimentale e familiare), ma molte cose son rimaste uguali. E' la vita, mi direte voi. E c'avete ragione, ribadisco io.

Ebbene, sono sempre a Lubiana, continuo a sbarcare il lunario grazie a finanziamenti comunitari, arrabattandomi tra progettini e progettuncoli che mi consentono di galleggiare: sto provando a costruire un buon network di contatti e credibilità. Tutto è precario, ma per ora sembra reggere.

“Si, ok, van bene i funghetti, l'acqua dolce, i progettuncoli e tutto quello che vuoi tu...ma perché proprio oggi 'sto post?” Da tempo stavo pianificando di tornare a scrivere, ma ho cincischiato troppo, la scusa del "non ho tempo" ha retto troppo a lungo. Oggi finalmente mi son deciso.

Stamattina mi stavo guardando allo specchio. Al mio arrivo in Slovenia, oltre un anno fa, avevo (forse e addirittura) qualche capello in più. Mi pare l'altro ieri quando, nei campi della periferia milanese, tiravo calci a un pallone. Mi pare ieri quando prendevo la patente, scorrazzando con la mitica Golf bianca del '92, al ritmo di Gigi d'Agostino, tra i palazzoni di Pieve. Mi paiono ieri anche i tempi dell'Università, delle vacanze a Riccione, di Sprint e Sport, della palestra AGS e di varie scorribande, tra monti abruzzesi, pianure nordiche e poi oltre le Alpi, in mille altri angoli d'Europa.

“Si, va beh...ma perché proprio oggi?”. Un attimo, ci arrivo.

Ogni volta che finisco su Facebook, nel minestrone di post, inviti, foto e status più o meno intelligenti, vedo molti volti amici incrociati più o meno fugacemente, con cui ho condiviso esperienze, momenti, gioie, serate danzanti, allenamenti, partite, lezioni, vita da pendolare e quant'altro.

Spesso i vari social media vengono draconianamente accusati di rovinare i rapporti interpersonali. Dall'altra parte però nel mio caso rimangono uno strumento molto utile per rimanere agganciato a molte persone care. E da buon curioso, mi chiedo che cosa ha riservato loro la vita, che persone son diventate, che cosa stanno facendo, dove abitano, che vita fanno, se son rimasti i “cazzoni”di un tempo, se hanno imparato a cambiar pannolini o se poi quella laurea lì è servita davvero a qualcosa.

E mi rammarico di abitar lontano. E di non trovare mai il tempo per incontrarci quando torno, in quanto la mia famiglia merita una parte cospicua nelle ahimè troppo rare puntate in terra italica.

“Ok, bravo, belle parole. Ma che c'entra tutto questo con la vita a Lubiantograd?”. Forse non molto, ma una delle ultime cose che ho imparato è che domani potrebbe essere troppo tardi. E che bisogna fare le cose che ci si sente di fare. Per cui oggi mi andava di scrivere e ho scritto.

“Si, va bene, ma ci vuoi dire che succede ora a Lubiantograd?”. Ve lo racconerò nel prossimo post, speriamo in meno di un anno!

Statemi bene, a presto!

domenica 10 marzo 2013

QUATTORDICESIMA PUNTATA

LA VITA E' MERAVIGLIOSAMENTE IMPREVEDIBILE

Senza sapere bene il perché, partecipi a uno scambio di giovani in Romania. Come sempre accade, rimani in contatto con 4 o 5 persone. Di cui tre sloveni. Correva l'anno 2010. E così, quando qualche anno dopo ti ritrovi nella terra della straordinaria Tina Maze, li ricontatti per una birretta. Scopri che Aliaz è a Praga, ha seguito la sua ragazza in Erasmus. Ma ti dice che devi assolutamente chiamare Gregor per vedere le partite con lui: è un gran tifoso del Milan, parla italiano ed è un bravo ragazzo.

A distanza di qualche mese, complice il trasferimento in città, ti sei ritrovato a essere un membro della compagnia di Aliaz (temporaneamente in Cechia), Igor (reduce dallo scambio in Romania - una persona davvero colta, raffinata, educata e istruita), Gregor (rossonero doc – forse l'amico e compagno di scorribande notturne che non hai mai avuto), Rock (si scrive senza “c”, ma a me piace pensarlo all'inglese) e Miha (laureando in italiano), cui si aggiunge occasionalmente Andrej. Sono tutti i Nova Gorìca (mi raccomando l'accento sulla “i”, ci tengono), per cui tutti parlano fluentemente in italiano: son simpatici, bontemponi, allegri e aperti. Un gruppo di persone con cui è piacevole stare in compagnia, un gruppo di persone con cui non esci meramente per non stare a casa, utilitaristicamente per “conoscere persone all'estero” o giusto per non guardar le partite da solo davanti al pc. Sono un gruppo di persone con cui stai davvero bene. Un gruppo di persone che ti accettano per quello che sei, che sono interessate a conoscere meglio l'Italia e a “praticare l'italiano”.

Un gruppo di persone che se ci pensi ogni tanto ti senti un po' in colpa, perché la maggioranza si adatta a te che sei straniero a casa loro. E lo fa allegramente, col sorriso sulla bocca senza fartelo pesare minimamente. “A noi fa piacere parlare con te per parlare con te, non perché sei italiano: a noi non cambia niente parlare in italiano, inglese o sloveno, a noi piace parlare italiano perché non lo parliamo mai”. Un gruppo che si autodefinisce di “zingari” e ride dell'allegra tradizione italica di racchiudere in questa categoria tutta l'Europa Orientale. Poco conta che abitano a tre chilometri dal confine e parlano italiano meglio di tanti italiani: loro vengono additati così. E ci ridono su!

E' interessante star con loro. Siamo cresciuti guardando gli stessi cartoni, le stesse trasmissioni, gli stessi film e condividendo la passione per il gioco più bello del mondo. E fa specie sentire la ragazza di Igor (che vive nella parte orientale del paese) che, in un italiano discreto, ti dice che ha iniziato a studiare italiano perché “il mio ragazzo è di Nova Gorica, i suoi amici parlano tutti italiano, per cui ho voluto imparare”. Loro hanno davvero “un piede di qua e uno di la”.

Perché in Slovenia è così: quando meno te lo aspetti, trovi qualcuno che parla italiano. Magari mentre fai stretching in palestra, sbuca l'istruttore che ti approccia in sloveno ma che in tre nanosecondi ti dice di essere anch'egli di Nova Gorica. O mentre chiedi “Excuse me, could I use that?” puntando dei pesi, con il tabozzo che ti risponde “...Ueh, parla pure in italiano...” (è di Sezana, tre passi da Trieste). O al bar, tra gli amici di un amico, che hanno studiato alle elementari o hanno fatto lo SVE in Sicilia. E ci son rimasti quando, in Sicilia, con il loro italiano scolastico, non capivano ciò che diceva la gente: “non pensavo che il dialetto siciliano fosse così diverso dall'italiano. Ma anche a Milano si parla così?”. Nei ristoranti inoltre, non è così improbabile di ricevere menu che includono anche l'italiano. Sicché, dopo un po', ci si vizia e, anche il consolidato inglese, a tratti tende a scricchiolare.

“Now, after the elections, how is the situation in Italy?”. “A mess, as always!” sorridi, pensando che se fino a qualche settimana fa la domanda ricorrente era “Ma perché gli italiani votano Berlusconi?”, da oggi il nuovo tormentone è la spiegazione del nostro sistema bicamerale, il premio di maggioranza su base nazionale alla Camera e su base regionale al Senato. E perché è così? E' il porcellum, bellezza! 

Ma non ti criticano per il sistema politico “Anche da noi la situazione non è buona, per cui non possiamo permetterci di criticare gli altri”. Ma qui, al posto di parlare, gli sloveni si stanno attivando per protestare contro la classe politica corrotta e contro il “sistema pubblico”, tendenzialmente iniquo e poco trasparente. 

Hanno rovesciato il sindaco di Maribor, seconda città del paese, al grido di GOTOF JE (“è finito”) poiché aveva nove processi in corso. Hanno fatto cadere il Governo perché la commissione anti-corruzione ha trovato dei movimenti sospetti sui conti correnti del Premier Jansa (nell'ordine delle decine/centinaia di migliaia di Euro – Jansa fu inoltre coinvolto nello caso “Patria”, uno “scandalo internazionale” relativo alla produzione di alcuni carri armati destinati alla Finlandia che ha comportato l'arresto di alcuni finlandesi che hanno ammesso di aver corrotto alcuni politici sloveni).

Partita un po' per gioco, complici i social media, dopo una prima fase distruttiva, la protesta sta ora diventando propositiva. I manifestanti vogliono riforme, trasparenza, equità e giustizia (specialmente relativamente alle punizioni per chi ha sbagliato, indebitando il paese in maniera illecita). Poiché la macchina burocratica è piccola, molti nomi sono infatti noti. Inoltre, non è difficile mobilitare un numero di cittadini che superi la “massa critica” e non è complicato organizzare eventi e manifestazioni. Il "movimento" ha inoltre deciso di rimanere espressione di puro attivismo civico, non si trasformerà in un partito politico e non è vietato a chi ne fa parte di aderire a un partito.

L'ultimo appuntamento era per domenica alle tre. Erano le sei passate, pioveva a dirotto, ma le strate di Lubiana pullulavano di persone, giovani, adulti e famiglie che, “armati” di con striscioni e stendardi e fischietti, passeggiavano tranquillamente nelle vie del centro. In Piazza del Congresso c'era un concerto. Tutto tremendamente pacifico.

E ci sarebbe spazio anche per un po' di ironia nell'analizzare questo fenomeno politico. Ma non oggi. 

Oggi voglio solo gioire della bellezza di essere europeo, di sentirti europeo. Della bellezza di ritrovarti in un paese nuovo, nel centro della sua splendida capitale, a fare un bel lavoro, circondato da persone che parlano “la tua lingua”, con cui ti trovi bene, e da prodotti italiani (dello stesso discount cui mamma fa la spesa a Pieve). 

La vita è meravigliosamente imprevedibile.

domenica 3 febbraio 2013

TREDICESIMA PUNTATA


RIFLESSIONI DOMENICALI BELGRADESI

Ma sai che ieri Milica e Goran mi hanno fatto i complimenti per il blog?...Si, beh, scrivi davvero bene, a proposito, sai che c’e’ una cosa che volevo dirti da un po’? Alcune volte sei troppo supponente, te la tiri troppo... Chi ti conosce magari capisce pure lo spirito con cui scrivi, pero’ chi si trova a leggere dopo averti conosciuto da poco magari potrebbe pensare “Ma questo qua che cazzo vuole? Perche’ non se ne torna a casa sua?”....Si, ma sai cosa? E’ che il blog e’ un po’ una valvola di sfogo, scrivere mi aiuta...Proprio questo e’ il punto: dovresti essere piu’... simpatico, e magari concentrarti di piu’ sugli aspetti positivi, non solo su quelli negativi. Sei pure bravo a scrivere, voglio dire...”. Fiuh....uhhh....Zac! La luce si illumina, stoccata valida!

Obiezione accolta, parola alla difesa. Mi avvalgo della facolta’ di non rispondere, rimettendomi alla clemenza della corte.... Chiedo di rinviare l’udienza per legittimo impedimento...Anzi, no, ho problemi di salute, ecco il certificato medico...Maledette toghe rosse!!! In effetti Federico, l’interlocutore di cui sopra, pur non essendo un giudice, e’ uno che con la destra proprio non va d’accordo, piuttosto gira a sinistra tre volte. Pero’ ha centrato il bersaglio: in effetti, a questa cosa qua, ci pensavo da un po’.

Il punto e’ che ironia, auto-ironia e sarcasmo, sono il mio pane quotidiano, la mia quintessenza, le lenti con cui osservo il mondo. Sinceramente, non mi e’ mai parso di usare un metro di giudizio diverso tra me stesso e gli altri, o nel valutare una citta’ e l’altra, l’Italia, la Slovenia o qualsiasi altra nazione. Piu’ che critica supponente, l’idea e’ di sdrammatizzare e (far) sorridere.

Il problema sta tutto nelle dosi. Un bicchiere di buon vino impreziosisce il pasto. Tre bicchieri di vino con la compagnia giusta riconciliano col mondo. Un paio di bottiglie ti rendono difficile il risveglio. Se una sbornia ogni tanto e’ pure plausibile - magari anche auspicabile -, l’eccesso di vino e’ dannoso, controproducente, sbagliato.

E cosi, anche a un provetto blogger, puo’ capitare di eccedere con i pesi, senza badare troppo ai contrappesi. Sia pero’ ben chiara una cosa: l’idea di concedere asilo o cittadinanza (ma nemmeno uno striminzito permesso di soggiorno temporaneo) all’arroganza, alla (pretesa di) perfezione non ha mai nemmeno sfiorato l’idea del creatore-padre-padrone di Lubiantograd.

Tutto comincia nel 2006 quando un ragazotto scopriva entusiasta la Lituania. Dopo aver spedito due email a una lista infinita di amici, si rendeva conto che un blog forse sarebbe stata una soluzione piu’ pratica: nasceva cosi Cronache Lituane, “un “blog-reality-show” con un solo concorrente, senza eliminazioni e televoto”. L’idea di affacciarsi a una “finestra su un mondo nuovo”pareva piacere. E cosi sono arrivati Mai dire rom, Danimarcantonio, il Corriere della Serbia e Lubiantograd. Il ragazzotto sta cercando di crescere, allargare le vedute, diventare un uomo. La prospettiva forse e’ cambiata, ma la voglia di raccontare, di raccontarsi, di scrivere e di condividere e’ rimasta la stessa. Stimolare la curiosita’, fornire spunti di riflessione, smontare i pregiudizi, prendere tutto alla leggera, col sorriso. Alcune volte ci si riesce, altre no.

E dire che ieri era il mio compleanno, non lo festeggiavo dai tempi di Cristina D’Avena, dei Fivelandia, della Cocacola e Fanta come bevande. E’ stato bello ritrovarsi a Belgrado dopo qualche anno e festeggiare con Federico - fido compagno di battaglie in mille avventure belgradesi -, la cui torta non fa rimpiangere troppo quella della mamma (sentita via Skype).

E’ stato bello rivedere e conoscere meglio persone incontrate fugacemente in vari angoli di Europa. E ritrovare nel fluente italiano di Milica (studentessa serba, ex Erasmus) una melodia vagamente romanesca e negli occhi di Goran la voglia di esprimersi nella lingua di Dante, appresa qualche anno fa, un pelo arrugginita ma sempre efficace. E festeggiare con Sanja, Marina, Natasa e Nevena, conosciute nel passato piu’ o meno recente in training e seminari. Divertirsi e ballare, fino a notte fonda. E risvegliarsi senza mal di testa, sorprendentemente.

Sai cosa mi e' mancato di Belgrado? I cevapi da 'Cevabdzinica Sarakevski. E sai che c'e'? Ho fame, vado a mangiare. Buona domenica!

sabato 19 gennaio 2013

DODICESIMA PUNTATA

SI, MA VERDI E' UN'ALTRA COSA...

“Hai presente quelle cose che mai avresti pensato di di fare nella vita? Ecco, io mai avrei pensato di andar due volte a Cankarjev Dom nel giro di un mese. Costruito in epoca yugoslava (si vede) nel cuore di Lubiana, a due passi dal Parlamento, la “Casa di Ivan Cankar” è il più grosso centro culturale e congressuale sloveno. Più che per il posto, per gli avvenimenti cui ho partecipato, ovviamente. Di che si tratta? Indovina...

Lavi i piatti, in cucina, in sottofondo la favella slava delle coinquiline che chiacchierano tra loro. Sguardo interrogativo, traduzione immediata: “I am inviting her to go to Opera on Friday: I got two free tickets, all my friends are already going, I am inviting her, but she is sick... It is a very big event: Wagner. It hasn't been played for 30 years in Slovenia: we don't have a theatre big enough; to play Wagner is necessary a big orchestra, you know....”. “Well... yes...” annuisci, da esperto consumato...”What do they play?” chiedi. “The flying Dutch”. “Oh! Nice...”, altra espressione intelligente bluffatissima. “Indeed”, ti viene risposto.

Pochi giorni dopo, quando è chiaro che l'influenza ha avuto la meglio sulla coinquilina, accade l'imprevedibile. “Antonio, do you want to come to Opera?”. “Ehm...if you don't find anyone else...Look: it can be embarassing for you, I am not a big expert....You know I have been twice to theatre: to see a concert of Morricone and the “Swan lake” of Tchaikovsky...”. Sorride bonariamente capendo che, in effetti, non ci capisci un cazzo per davvero. 

L'idea comincia a piacerti, ne parli anche su Skype con gli amici. “Giusé, sai, vado a vedere l'Opera con una mia coinquilina che è musicologa...già mi vedo quando i suoi amici mi chiederanno qualcosa...” “Che ti frega...tu guardali con aria di sufficienza e digli “Si, ma Verdi è un'altra cosa...” e te ne vai. Si fa così”. Brillante.

L'indomani inizia nel migliore dei modi: una chiamata dal Portogallo da parte di SALTO ti annuncia di essere stato pre-selezionato per facilitare un training sull'inclusione sociale dei giovani con disabilità, organizzato da SALTO e dall'Agenzia Nazionale Giovani Portoghese. Non credi alle tue orecchie. Pochi istanti prima di uscire, un'email ti conferma di essere stato preso. Senza nemmeno aver tempo per gioire, ti ritrovi nel parterre, in orrima posizione. Senti dei suoni che arrivano dal basso: i musicisti stanno accordando gli strumenti. Capisci al volo – con sorpresa – che l'orchestra non si vedrà, immagini che sul palco di fronte a te arriveranno gli attori. Capisci anche che gli attori d'Opera cantano e recitano allo stesso tempo. Progressi da gigante.

A un tratto cala il silenzio, arriva un ometto vestito di bianco, che ricorda vagamente Donadoni. E' il direttore d'orchestra: applausi, inchino, si gira e si parte. Un faro gli illuminerà la chierica, tra i riccioli neri. Parte la musica, accompagnata da immagini proiettate su teli trasparenti – che verranno via via rimossi. L'atmosfera è semplice: le immagini sono in bianco e nero su sfondo scuro; il resto è bianco (a terra c'è del sale, mentre una carcassa di un dinosauro – il vascello fantasma – un lampadario e alcuni filari rimangono sospesi o fanno su e giù, a seconda della necessità). Nonostante i sottotitoli sloveni e l'Opera tedesca, non è noioso. La conoscenza della trama (studiata fugacemente il giorno prima, assieme alle biografie di Wagner e Verdi) si è rivelata fondamentale. L'attrice che interpreta Senta ti pare davvero brava. L'unica cosa che ti sfugge è perché vi siano due televisioni con le immagini del direttore d'orchestra piazzate alle spalle del pubblico. Lentamente capirai che anche gli attori seguono i dettami di Donadoni: le televisioni servono a loro, ti verrà detto poi.

L'assetto di Cankarjev Dom è molto diverso da “L'atleta sloveno dell'anno”, che hai seguito a dicembre alcune poltrone più indietro (arrivando in ritardissimo, sudato e di corsa, assieme alle guardie del corpo del Presidente della Repubblica uscente), dopo essere stato sorprendentemente e casualmente invitato via email il giorno prima. Allora, la scenografia era molto più dinamica e colorata. Fu interessante stringere la mano al segretario generale del Comitato Olimpico Sloveno (circondato da medaglie olimpiche, campioni e glorie dello sport sloveno, presente e passato – molte delle quali - ovviamente - sconosciute) in qualità di CEO dell'International Institute for Sustainable Development, Policy and Diplomacy of Sport (un think tank giovane, dinamico, abbastanza piccolo ma con tanta voglia di fare e ambizioni amplissime). Il boss ti stima e, anche se ogni tanto si perde dietro i voli pindarici che il suo essere filosofo gli impone, ha agganci ovunque, come capisci mentre stringi mani importanti, a destra e manca, durante il buffet.

Nel frattempo è arrivata la pausa, chiacchieri con alcune musicologhe: sono esperte e gentili, non te la senti di uscirtene con Verdi. Rientri per il terzo atto, in un attimo siamo agli applausi. Sorridi quando “Santa” si prende la standing ovation più consistente. “Next time I want to see Verdi” dici alla coinquilina che sorride, forse pensando che sta creando un mostro, rientrando verso casa.

E' stato bello, pensi, anche se ti è rimasto un rammarico piccolo piccolo. Che svanisce però quando entri su Facebook e trovi un commento di una cara amica lituana, che probabilmente se ne intende per davvero: “Wagner è il migliore!”, ti dice. “Si, ma Verdi è un'altra cosa...”. Sorridi di gusto, via ad aggiornare il blog!