martedì 6 novembre 2012

PRIMA PUNTATA

...IL LUPO NON PERDE IL VIZIO

"...Beh... tu fai sempre cose interessanti...sei sempre in giro...ma sai che non ho mai capito bene...come...si, cioé....ma alla fine, tu che lavoro fai, esattamente?". Bah....Bella domanda, specie in questi periodi, penso io. Imbastisco una risposta: "Sai, ho studiato scienze della comunicazione.... - l'espressione del mio interlocutore vira verso la perplessità, sta pensando "bravo coglione" – "per un po' ho fatto il giornalista sportivo..." - l'espressione incerta si rinforza - "Poi ho fatto un tirocinio all'Istituto di Cultura di Vilnius..." - l'espressione vra verso l'interrogativo ("che cos'è Vilnius?") "...in Lituania". Alla parola Lituania, si accende una lampadina, nell'angolo dell'occhietto, che diventa vispo. Blatero ancora qualcosa, ma le sue sopracciglie si aggrottano: l'attenzione è rimasta sulla Lituania. Io continuo a parlare, ma niente... "Poi ho fatto un tirocinio a Budapest, lavoravo a Radio Romania Internazionale...". Din! Din! Suona la campanella: Lituania – Romania. L'espressione cambia: "beh, non è così coglione come pensavo". Proseguo nello sproloquio, ma l'attenzione è sempre sul binomio Romania-Lituania. "E poi sono stato otto mesi in Danimarca, a Copenhagen, lavoravo nello sport...". "Terno!" pensa il mio interlocutore: Lituania-Romania-Danimarca. Io continuo a blaterar qualcosa, ma vengono percepite solo alcune parole sommarie "Progetti europei...Dialogo interculturale...Attività fisica". "Ecco, attività fisica" pensa il mio interlocutore, posso dire qualsiasi cosa, ormai è conquistato. Quando arrivo al "E poi ho insegnato italiano a Belgrado, in Serbia". A quel punto l'interlocutore esplode, mi interrompe con aria compiaciuta, le domande o le osservazioni sono le più disparate. E non ho avuto tempo di dirgli che son tornato in Romania, in Transilvania, a Cluj Napoca, a far "volontariato".

Indubbiamente, sia tra gli ometti che tra le femminucce, la prima connessione che l'italiano medio fa quando sente Lituania-Romania-Denimarca-Serbia (e ora Slovenia) è una sola. Ed è universale: vale anche per paesi come Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Russia, Lettonia, Estonia, Croazia e quant'altro. E già la sapete tutti.

La domanda ricorrente, con aria furbetta, è "Ti sei divertito, vero?", che però assume diverse sfumature in funzione di chi la pone. In un caso, si fantastica sulle sconcerie più assurde, mentre dalla bocca esce un "Un mio amico ha fatto l'Erasmus e mi ha raccontato che ha conosciuto una...". Nell'altro caso, una punta di acidità, porta a pensare alle malattie veneree, alle gravidanze indesiderate dovute all'alchool, all'assenza genetica di cellulite, forse a qualche cuore spezzato...La frase ricorrente è "Si, ma alla fine sono meglio le italiane...no?". Non so, non credo che la nazionalità sia una variabile rilevante per definire una persona.

In alcuni casi, la discussione va verso la geografia. In questo caso a farla da padrone è l'indefinito e ampio concetto di "Lì". Di solito l'espressione è "Ah...Torni lì...Beh, se ti sei trovato bene...!". Certo, provo a chiedere lì dove: in Lituania, Romania, Danimarca, Serbia e Slovenia. Espressione incerta, panico, silenzio imbarazzante, il topolino gira la ruota cercando una scappatoia, spulciando in tutti i micro-cassetti qualcosa di correlato all'Europa, una goccia di sudore inumidisce i capelli, finché il topolino partorisce un "Ma Stoitckov è bulgaro, vero?". "Si". "E tu in Bulgaria non ci sei ancora stato....". "No". "Lì hanno gli Euro?". "In Bulgaria?". "No, lì dove vai tu". "In Slovenia? Si". "Oh! Ma davvero?". "Si". "E come ci vai? In aereo?". "Vado in macchina". "Ma davvero? Non è lontano?". "No, cinque ore e sei lì: è subito dopo Trieste". "Ah! Bene! Non ci sono mai andato a Trieste, mi manca quella zona là...". "E dovresti andarci, non è male". "Ma l'Italia proprio non ti piace? Non puoi trovare un "posto" qui?" (per la cronaca, il concetto di "posto" è ampio quasi tanto quanto "lì", ma si applica a una generica attività retribuita, possibilmente a tempo indeterminato. "Beh, tieni conto che in Slovenia gravito tra professori universitari, amministratori pubblici, coordinatori di associazioni, direttori di enti, professionisti, giornalisti e quant'altro. Mentre in Italia...." L'interlocutore sembra capire ciò che intendo dire, senza assumere tuttavia un'espressione aria convintissima.

Mentre scrivo, penso che forse sono "choosy" - come direbbe un ministro dalla lacrima facile - nel rifiutare un simpatico co.co.co. in un call center. O forse sono solo europeo, cittadino di almeno 27 paesi, pronto a far la valigia se l'opportunità auspicata spunta oltre le Alpi. Per la cronaca, al momento sono in Slovenia. Ho ricevuto un finanziamento europeo nell'ambito del programma Grundtvig per effettuare un assistentato dalla durata variabile (dai 9 ai 10 mesi – l'Agenzia ancora non mi ha dato la conferma ufficiale) presso Spolint, un interessante istituto che promuove l'uso dello sport e dell'attività fisica in varie politiche sociali, in relazione a vari gruppi (bambini, anziani, persone con disabilità, stranieri, profughi,...), per promuovere varie finalità (inclusione sociale, dialogo interculturale, salute, ...).

"...Beh... tu fai sempre cose interessanti...sei sempre in giro...ma sai che non ho mai capito bene...come...si, cioé....ma alla fine, tu che lavoro fai, esattamente?". Bah...bella domanda...

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