martedì 11 febbraio 2014

DICIASSETTESIMA PUNTATA

DA BRINDISI A SOCHI

France Preseren è il più celebre poeta e scrittore sloveno. Vissuto nella prima metà dell'Ottocento, vicino alle idee romantiche, le sue sembianze ricordano in realtà Alberto Malesani, noto allenatore contemporaneo attualmente al Sassuolo (googolare per credere!). Innamorato della ricca Giulia e mai corrisposto, il buon Preseren (da buon sloveno non propriamente un allegrone) dedica molte delle sue opere alla Slovenia: scrisse della sua personale amarezza collegandola al destino amaro della sua nazione, soggiogata dagli austro-ungarici.
 
E' autore di diverse opere, spesso supportato dal vino: non a caso la più celebre è l'attuale inno nazionale che si chiama “Zdravljica” (tipo “szdrauliza”) che in italiano vuol dire “brindisi” (chiaramente con la lettera minuscola). Considerando che molte nazioni scelgono una matrice nazionalista, guerrafondaia, rivoluzionaria o una sofferenza atroce, l'inno sloveno è in realtà molto originale e apprezzabile. E' una sorta di canto da osteria dove si inneggia al giorno in cui tutte le genti potranno vivere libere dalle guerre e il vicino non sarà più un “diavolo” ma un amico, con cui poter brindare assieme! Alla salute!

In realtà, svegliatosi dalla sbornia, Preseren ebbe un classico “day after”: prese il testo, lo rilesse e quell'idea che gli pareva così grandiosa poche ore prima, non gli piacque più. Ci tirò delle gran righe per cancellarlo, tuttavia il testo sopravvisse tanto che i suoi discendenti lo scelsero comunque come inno.

Perché parlare di Preseren? Perché è uno dei pochi (al momento mi viene in mente solo Gesù Cristo, anche se la sua storia è un pelo diversa) del quale si festeggiano sia la nascita che la morte. 
 
Gli sloveni infatti hanno collegato il giorno della sua nascita (3 dicembre) a uno degli eventi più importanti nella vita culturale, politica, sociale, mondana e qualsiasialtroaggettivo della Slovenia e di Lubiana. Uno degli eventi più imperdibili che tutti gli sloveni aspettano per tutto l'anno contando i giorni, con ansia ed eccitazione. Un evento fantasmagorico, una cerimonia che li rende gioiosi e orgogliosi, che vivacizza la vita slovena spiccando nettamente nel panorama lubianese. Il paese si ferma col fiato sospeso aspettando che il sindaco di Lubiana accenda pubblicamente le luci di Natale. Che botta-di-vita penserete voi. In realtà sono belle, vi dico io.

L'8 Febbraio invece si festeggia la morte (con tanto di giornata libera dal lavoro), in particolare a Kranj, città nella quale visse gli ultimi anni prima della morte, riuscendo finalmente a esercitare la professione di avvocato indipendente (dopo vari praticantati qua e la) e offrendo servizi e consulenze anche ai meno abbienti.  Bancarelle e sfilate, orchestre e musica, canti e balli: quest'anno gli sloveni han festeggiato pure con particolare accanimento perché la festa è venuta di sabato (che è già festivo). Un certo disappunto già aleggia perché l'anno prossimo cadrà di domenica (altro festivo).

In realtà la festa è gradevole e intrisa di cultura: nel centro storico viene ricostruita la vita di Preseren con attori in costumi d'epoca e vengono organizzati anche tour guidati ai “luoghi Presereniani” di Kranj . Il museo cittadino, il palazzo del Comune e la casa di Preseren (tutti e tre interessanti) sono aperti con ingresso gratuito. Con 1,5€ inoltre ci esce un vin brulé mentre ne servono 3,5€ per un panino con la tradizionale salsiccia della Carniola. Anche se il buon paninaro prova a farla pagare 4€ agli stranieri, con scarso successo di fronte all'avventore italico. 
 
Per il resto non succede molto. L'attenzione degli sloveni è passata dagli zoo (una lince pare sia stata recuperata, una pare sia ancora in giro: può star tranquilla – se fosse stata una giraffa in Danimarca sarebbe stato molto peggio) a Sochi, dove si spera di (far) ascoltare l'inno e brindare alla prima storica medaglia d'oro nei giochi olimpici invernali, finora sempre sfuggita ai colori sloveni (e jugoslavi). Ci riusciranno? E chi lo sa?

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