martedì 15 gennaio 2013

UNDICESIMA PUNTATA

UNDICESIMA PUNTATA ...MAMMA CHISSA' SE VALEVA LA PENA, FARE TANTA STRADA E ARRIVARE QUA...

Chi lo sa, forse sono rincorbellito del tutto, o forse sono felice…a parte quella specie di ovo sodo dentro, che non va né in su né in giù…
Sguardo basso, occhi tristi e un sacchetto con ciò che era rimasto a casa sua. Due paia di jeans, due magliette, guanti, un po' di pasta, sapone, shampoo e schiuma da barba sono il residuo di quattro anni. Abraccio, un bacino che non riesci a trattenere. Poi tre passi avanti, uno sguardo indietro, poi di nuovo tre avanti, poi pausa, passo indietro. Anzi no, dietro front, si prosegue. Pausa, e via fino allo stop. La decisione di vederla partire, salutarla, forse per l'ultima volta, con la manina. E puntare verso la casa nuova, che è dall'altra parte del centro.
...So, so you think you can tell Heaven from Hell, blue skies from pain. Can you tell a green field from a cold steel rail? A smile from a veil? Do you think you can tell?...
Per le strade – qua e là – incroci studenti in cerca di svago, alcune coppiette che passeggiano e qualche crocchio di amici che chiacchierano. Cerchi i loro volti, ma poi lo sguardo si abbassa pesante verso il suolo innevato. L'unico abbozzo di sorriso sta nei i pupazzi di neve che, di tanto in tanto, salutano il tuo passaggio. Pensi a cosa sia la dignità, a cosa vuol dire essere Uomo. A come sia difficile crescere, a volte.
...And did they get you trade your heroes for ghosts? Hot ashes for trees? Hot air for a cool breeze? Cold comfort for change? And did you exchange a walk on part in the war for a lead role in a cage?...
E ripensi a quando salisti su quell'aereo per Vilnius, carico di energia, di ottimismo e di entusiasmo. Curioso della vita, confidente nel futuro. Ti chiedi cosa ti direbbe oggi quel ragazzotto se ti vedesse così. Se sapesse che cosa sarebbe successo dopo. Con gli occhi umidi, ripensi al tuo allenatore degli allievi regionali, ai suoi suggerimenti e a quel “ci vuole personalità!” che ti ripeteva con bonaria insistenza.
...How I wish, how I wish you were here. We're just two lost souls swimming in a fish bowl, year after year, running over the same old ground.
E ripensi alla serata, alla cena, al confronto, anche maturo. Quante cose vorresti dire, quante cose vorresti dirle. Ma infondo, che senso ha? Che importa? A che pro? Ti ritorna in mente quel “Enjoy Slovenia” che ti  ha abbozzato tra le lacrime prima di sedersi alla guida e andar via. Davvero mai avresti immaginato che sarebbe finita così. La realtà batte la finzione, la realtà batte il sogno. Come sono lunghe le strade di Lubiana, com'è grande il centro quando non vorresti attraversarlo.
...What have we found? The same old fears, wish you were here...
Questa è una di quelle notti che vorresti non finissero mai. Una di quelle notti che ti fa sentire vivo. Una di quelle notti in cui ti domandi se poi, alla fine, vale davvero la pena di continuare a inseguire i sogni, di ingoiare bocconi amari, di continuare a illuderti che il futoro sarà migliore. Chiedersi dove si sbaglia, perché la vita non è come si sperava che fosse. Non capire niente di niente. Perché il mondo non va come avrebbe dovuto. Forse bisogna solo accontentarsi. O forse il tempo dei sogni è finito, a trent'anni suonati. Ecco il portone, finalmente a casa, che voglia di dormire...

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